il film è un omaggio oltraggioso e sincero ai classici dell’orrore
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il film è un omaggio oltraggioso e sincero ai classici dell’orrore
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La maggior parte della storia è collocata nel presente e segue gli sforzi del disgraziato e – letteralmente – consumato famiglio per procurare vittime al suo padrone e al contempo emanciparsi liberandosi dalla sua influenza mefitica, riuscendo nel mentre ad attirare l’attenzione di una poliziotta seriosa e ligia – Rebecca (Awkwafina) – e di una coppia di criminali clowneschi – la vamp e tostissima Bellafrancesca Lobo (Shohreh Aghdashloo) e suo figlio, l’imbranato Tedward (Ben Schwartz). Quest’ultimo, come ci ha spiegato il suo interprete, anima nerd amante degli horror (il suo film di vampiri favorito è Dracula deceduto e contento e quello che l’ha spaventato di più è il giapponese Ringu) è “nasce dalle influenze di Donnie Brasco, Mean Streets e Scarface. Il mio personaggio pensa di essere uno di questi cattivi, uno di questi grandi boss della mafia, ma è solo un tipo che non ha mai potuto fare del male a nessuno o tantomeno combinare qualcosa”. Ted è solo il tassello di un patchwork pittoresco dove il protagonista eponimo è Renfield (un Hoult che ricalca con sconcertante precisione la sua performance – tra lo svanito dalla forza erculea, l’innamorato e il ribelle – in Dead Bodies), ma la superstar è, ovviamente, il Dracula di Cage.

Renfield vive o muore grazie a lui. Mentre il primo, dolce e nevrotico, si auto-psicanalizza e si fa psicanalizzare trasformandosi da supereroe alimentato dagli insetti in paladino dei maglioni pelosi e dei colori pastello, il secondo delinea una futura icona cinematografica e idolo dei cosplayer. Il suo Dracula è un incrocio tra i vampiri della Hammer e Cat (Gatto) di Red Dwarf. Da quest’ultimo ha preso il gusto della moda: ama le sete i broccati, il cremisi e il viola e al collo porta un gioiello con il ritratto di sé stesso (la riproduzione in miniatura del vero Vlad Tepes ma dipinto con le fattezze dell’attore). Siede su un trono coronato di sacche di sangue e di disgraziati appesi sempre più esangui, destinato a venire frequentemente inondato di geyser di sangue, viscere e arti strappati. Camp come potrebbe esserlo solo nei film di Blackula degli anni ’70, Cage è un principe (anzi, un Prince, come il principe del pop) della notte ferale, crudele, egomaniaco: la sua follia surreale e le sue esagerazioni grottesche sono inebrianti sebbene se il povero vampiro, in realtà, sia ormai solo l’ombra di sé stesso, una creatura misera e ridicola con manie di grandeur.



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di Lorenza Negri www.wired.it 2023-05-25 11:30:00 ,

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